Novità in biblioteca
Pubblicato il 01 settembre 2025
Nel cuore del Sudest asiatico, tra linee di frontiera instabili e poteri opachi, si estende una rete criminale che ha trasformato il leggendario Triangolo d’Oro in un sistema metastatizzato di traffici, violenze e speculazioni. "Asia criminale" è il racconto di questa mutazione, un viaggio nella “nuova geometria del Sudest asiatico”, dove il mistero romanzesco si è convertito in una manifestazione concreta dell’economia globale.
Emanuele Giordana e Andrea Morello ci conducono in un territorio che da tempo ha smesso di essere solo esotico o letterario. L’hotel Erawan di Bangkok, teatro di un omicidio rituale nel 2024, diventa il simbolo di un mondo in cui "le ombre si materializzano" e "la violenza è uno show". Da quella stanza d’albergo, le storie si moltiplicano, si intrecciano, si perdono in una giungla di specchi dove il vero e il falso si confondono.
Il libro esplora il "Nuovo Triangolo d’Oro", una rete che si estende da Singapore al Rakhine birmano, fino al golfo del Tonchino, attraversando Thailandia, Laos, Cambogia, Myanmar, Vietnam e lo Yunnan cinese. In queste terre d’ombra si sovrappongono le Special Criminal Zones alle Special Economic Zones, enclave cinesi che fungono da snodi per traffici di droga, armi, esseri umani e capitali illeciti.
Il crimine si manifesta anche in mare: pirateria, jihadismo, traffico di profughi e contrabbando si mescolano lungo le rotte dell’Indo-Pacifico, fino allo stretto di Malacca e alle coste di Singapore, dove il denaro sporco si ricicla tra casinò e società finanziarie. Le Scam City, città della truffa, sono l’ultima frontiera: luoghi dove centinaia di migliaia di schiavi digitali operano sotto tortura, in un sistema che vale miliardi.
Asia criminale è un saggio che affronta temi economici, ma si estende anche alla geopolitica, alla cultura e alle forme di potere. L’indagine si concentra sul lato oscuro della globalizzazione, in cui il cosiddetto “Capitale in mimetica” – ovvero il potere economico esercitato da attori militari – si intreccia con le reti del crimine organizzato. In questo contesto, la produzione di droga non solo genera profitti illeciti, ma diventa uno strumento di finanziamento per guerre civili e sistemi di sfruttamento umano su scala regionale e transnazionale. (1 settembre 2025)
Nel volume "The fragility of merit: presidential power and the civil service under Trump", J. Edward Kellough analizza le trasformazioni subite dal personale civile dell’amministrazione federale sotto l’amministrazione Trump, mettendo in luce la vulnerabilità strutturale del principio di merito come fondamento dell’impiego pubblico. L’autore documenta come l’adozione della teoria dell'"esecutivo unitario" abbia giustificato interventi volti a subordinare la burocrazia all’autorità presidenziale, compromettendo la neutralità politica e la competenza tecnica del personale pubblico.
Il libro si colloca in continuità con l’articolo accademico dello stesso autore, pubblicato su "Review of Public Personnel Administration", in cui Kellough approfondiva il concetto di “fragilità del merito” attraverso l’analisi di quattro iniziative chiave dell’amministrazione Trump: la paralisi del "Merit Systems Protection Board", gli ordini esecutivi del 2018 volti a indebolire i sindacati e facilitare i licenziamenti, il tentativo di smantellare l’Office of Personnel Management, e la creazione della controversa "Schedule F", una nuova categoria di impiego che avrebbe escluso migliaia di funzionari dalle tutele meritocratiche.
Come sottolinea Kellough, "il sistema presuppone la presenza di un Presidente che comprenda e sia impegnato nella difesa del merito" - una condizione che, secondo l’autore, è venuta meno durante il mandato di Trump. L’articolo e il volume convergono nel denunciare il rischio di politicizzazione della funzione pubblica e nel proporre una rifondazione del consenso nazionale attorno ai valori di competenza, imparzialità e legalità.
J. Edward Kellough è professore di Public Administration and Policy presso l’Università della Georgia. Specializzato in gestione del personale pubblico, è autore di numerosi studi su riforme amministrative, sistemi meritocratici e politiche del lavoro nel settore pubblico. La sua ricerca si distingue per l’approccio empirico e per l’attenzione alle implicazioni istituzionali delle dinamiche politiche. (25 agosto 2025)
Accesso con credenziali dell'Università di Bologna
Questo volume di John Lechner esplora la genesi, l’espansione e la mutazione del Gruppo Wagner, la compagnia militare privata russa che ha operato in Siria, Libia, Ucraina e in numerosi paesi africani, diventando il simbolo di una guerra sempre più esternalizzata e opaca.
Attraverso un lavoro sul campo e oltre trenta interviste con mercenari, analisti e vittime, l'autore ricostruisce la figura di Yevgeny Prigozhin, ex detenuto e imprenditore legato al Cremlino, capace di trasformare Wagner in uno strumento di influenza globale. Ma il saggio va oltre la cronaca: è una riflessione storica e sociologica sulla privatizzazione della guerra, che viene definita “un mestiere onesto, seppur sanguinoso”, citando la lunga tradizione dei mercenari europei.
Nell'introduzione, che offre interessanti spunti teorici e narrativi, Lechner scrive: “Wagner è stato il sintomo, non la causa, di un mondo sempre più in guerra”, sottolineando come il successo del gruppo non risieda tanto nei risultati militari, quanto nella sua capacità di incarnare una narrativa di potere e di influenza.
E riguardo alla globalizzazione e alla mobilità della violenza: “Questa è la parte oscura della globalizzazione: gli stessi aerei, porti e catene di approvvigionamento che ci consegnano pacchi in giornata rendono possibile, e conveniente, spedire giovani disoccupati da un inferno all’altro.”
Il libro si addentra anche nelle pieghe del sistema russo, in cui le frontiere tra Stato e impresa si dissolvono, dando vita a un ecosistema di potere fatto di reti informali, alleanze personali e progetti patriottici che sfuggono alle categorie tradizionali. Prigozhin, secondo Lechner, non appartiene né all’élite economica né a quella politica tradizionale, ma a una nuova classe di “implementatori” che operano ai margini del potere, sfruttando instabilità e opportunità.
Più che un manuale per specialisti, "Death Is Our Business" è una mappa per orientarsi in un paesaggio bellico che cambia forma sotto i nostri occhi. Lechner non offre risposte rassicuranti, ma strumenti per decifrare un mondo in cui la guerra si compra, si vende e si racconta come un prodotto. In questo scenario, gli attori privati non solo combattono, ma ridefiniscono il senso stesso dello Stato, del potere e della sovranità.
In questo saggio illuminante e provocatorio, Richard Seymour analizza l’ascesa globale di un nuovo nazionalismo apocalittico, alimentato dalle crisi del nostro tempo – pandemie, disastri climatici, recessioni, disuguaglianze – e capace di trasformare il malessere sociale in una visione del mondo fondata sulla paura e sulla vendetta. Il “nazionalismo da disastro”, come lo definisce l’autore, non è solo una reazione alla crisi della democrazia liberale, ma una forma di mobilitazione emotiva che promette redenzione attraverso la distruzione.
Seymour mostra come il fenomeno non sia un semplice ritorno al fascismo del passato, ma una sua mutazione contemporanea, diffusa attraverso le reti digitali e sostenuta da un senso collettivo di declino e umiliazione. La violenza politica, spesso giustificata da fantasie paranoiche e teorie del complotto, viene normalizzata e persino celebrata, diventando una sorta di terapia collettiva. “Non è sempre pronta a correre in guerra”, scrive l’autore, “ma si nutre dell’insicurezza, dell’umiliazione e delle miserie di persone di ogni classe sociale”.
Attraverso un’analisi che intreccia sociologia, psicoanalisi e storia, Seymour indaga come le disuguaglianze orizzontali – razziali, religiose, culturali – e la crisi della rappresentanza democratica abbiano abbassato la soglia di accettazione riguardo alle ideologie autoritarie. Il libro mette in luce anche il ruolo di emozioni come ansia, vergogna e risentimento nel rendere attraente una politica che promette orgoglio e appartenenza attraverso l’esclusione dell’altro. “Non offre felicità”, osserva Seymour, “ma la possibilità di distruggere il nemico”.
Il nazionalismo da disastro si diffonde come un contagio sociale, sfruttando la velocità delle reti digitali per aggirare le forme tradizionali di organizzazione politica. “Ogni contagio sociale segue una curva a S”, scrive l’autore: “una lenta diffusione iniziale, poi un’accelerazione improvvisa, infine una stabilizzazione. Il nazionalismo da disastro si trova nella fase ascendente di questa curva”.
Con uno stile tagliente e una visione globale, Seymour ci invita a riconoscere i segnali di una nuova forma di fascismo che si insinua nei vuoti lasciati dalla civiltà liberale. “Siamo sempre pre-fascisti finché le condizioni per il fascismo non vengono abolite”, scrive, ricordandoci che le pulsioni autoritarie possono riemergere in qualsiasi momento. In un mondo segnato da crisi reali e da un diffuso malessere sociale, il libro ci avverte che non possiamo più ignorare le fantasie apocalittiche della destra radicale. “L’apocalisse non è solo una fantasia: ci stiamo già vivendo dentro”. (30-07-2025)
In un momento storico in cui l’Unione Europea si trova al crocevia tra consolidamento istituzionale e crisi di legittimazione, due opere recenti offrono spunti di riflessione che, pur muovendosi da prospettive differenti, convergono su un punto essenziale: l’Europa, oggi, è un oggetto politico da ripensare. Non più solo un progetto di pace e cooperazione economica, ma un’entità complessa, stratificata, esposta a tensioni interne e pressioni esterne che ne mettono in discussione la tenuta e il futuro.
Il volume “Serve meno Europa?”, curato da Stefano D’Andrea, si configura come una raccolta di saggi critici che interrogano l’architettura istituzionale e ideologica dell’Unione. L’approccio è dichiaratamente radicale, ma non ideologico: si analizzano i limiti strutturali del processo di integrazione, le asimmetrie economiche tra gli Stati membri, la perdita di sovranità democratica e il ruolo crescente di tecnocrazie sovranazionali. Il testo si rivolge a chi, nel mondo accademico e civile, intende esplorare le contraddizioni dell’europeismo contemporaneo non per negarne i presupposti, ma per valutarne criticamente gli esiti. È un invito a riflettere su quanto l’Unione, così com’è, sia ancora in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini europei.
Di taglio differente, ma altrettanto stimolante, è il saggio di Gian Carlo Cocco, “Sopravvivrà l’Europa? La guerra occulta degli USA contro l’Europa”. Qui l’attenzione si sposta dal piano interno a quello geopolitico. L’autore propone una lettura sistemica delle dinamiche internazionali, sostenendo che l’Europa sia oggetto di una strategia di contenimento da parte degli Stati Uniti, volta a impedirne l’autonomia strategica e industriale. Il testo, denso di riferimenti storici, economici e diplomatici, si presta a una lettura trasversale, è utile tanto per studiosi di relazioni internazionali quanto per analisti economici e decisori politici. L’ipotesi di fondo – che l’Europa sia un campo di battaglia silenzioso in una guerra di influenza globale – solleva interrogativi cruciali sulla capacità del continente di affermare una propria soggettività politica nel XXI secolo.
Entrambi i volumi, pur nella diversità degli approcci, convergono su una consapevolezza condivisa: l’Europa non è un’entità neutra né un destino inevitabile. È un costrutto politico, frutto di scelte storiche e di equilibri mutevoli, che richiede oggi una riflessione lucida, informata e plurale. (21-07-2025)
Un piccolo percorso di lettura tematico, per approfondire criticamente il ruolo, le contraddizioni e le prospettive dell’Unione Europea a partire dai due volumi presentati.
Nel suo saggio "Who Will Defend Europe?", Keir Giles propone una riflessione di ampio respiro sulla postura strategica dell’Europa contemporanea di fronte alla minaccia rappresentata dalla Federazione Russa. L’autore, esperto di sicurezza e affari euro-atlantici, sostiene che la guerra in Ucraina non costituisce un’eccezione, bensì l’ultima manifestazione di una logica imperiale che attraversa la storia russa e che oggi si esprime in forme nuove, ma non meno pericolose.
Il secondo capitolo del volume, intitolato "The Future of Ukraine and the Future of Europe", sviluppa una tesi centrale: la sopravvivenza dell’Ucraina come Stato sovrano è condizione necessaria per la sicurezza dell’intero continente europeo. Una vittoria russa – o anche solo un cessate il fuoco che non implichi una sconfitta strategica per Mosca – avrebbe effetti sistemici: legittimerebbe l’aggressione come strumento di politica estera, indebolirebbe la credibilità della deterrenza occidentale e aprirebbe la strada a nuove offensive, anche contro Stati membri della NATO.
Giles sottolinea come la Russia non abbia bisogno di eguagliare la potenza militare dell’Alleanza Atlantica: le basta sfruttare l’indecisione politica e la paura nucleare per paralizzare la risposta occidentale. In questo contesto, la campagna russa di attacchi alle infrastrutture civili ucraine viene interpretata come un modello di coercizione strategica che potrebbe essere replicato altrove in Europa.
L’autore denuncia inoltre la riluttanza di molti governi europei a riconoscere la natura esistenziale della minaccia, e la lentezza con cui si stanno adeguando in termini di riarmo, mobilitazione civile e resilienza infrastrutturale. Nonostante alcune iniziative – come la “coalizione dei volenterosi” o il piano europeo di riarmo – la risposta resta frammentaria e insufficiente.
Giles critica anche la gestione occidentale del conflitto, evidenziando come la riluttanza a fornire armi a lungo raggio o a stabilire zone di esclusione aerea abbia contribuito a rafforzare la fiducia del Cremlino nella propria impunità. La dipendenza ucraina dagli aiuti esterni, soggetti a dinamiche politiche interne (come nel caso del Congresso statunitense), rappresenta un ulteriore fattore di vulnerabilità.
Infine, l’autore mette in guardia contro le conseguenze globali di una sconfitta ucraina: un’Europa divisa, un’America screditata, un ordine internazionale indebolito. La lezione è chiara: solo una trasformazione radicale delle politiche di sicurezza europee – fondata su deterrenza credibile, investimenti strutturali e coesione politica – potrà garantire la sopravvivenza dell’ordine liberale europeo.
Keir Giles è uno dei massimi esperti europei di sicurezza euro-atlantica e politica russa. Senior Consulting Fellow presso il Royal Institute of International Affairs (Chatham House) di Londra, collabora anche con il Conflict Studies Research Centre (CSRC), un centro di analisi strategica specializzato in sicurezza eurasiatica, già affiliato al Ministero della Difesa britannico.
Nel corso della sua carriera, Giles ha pubblicato numerosi studi sull’approccio russo alla guerra ibrida e all’informazione, tra cui il fondamentale "NATO Handbook of Russian Information Warfare" (NATO Defense College, 2016).
Con lucidità analitica e rigore documentale, Federico Manfredi Firmian ci conduce nel cuore delle crisi mediorientali, offrendo una lettura stratificata e approfondita dei processi politici ed economici che hanno alimentato il conflitto siriano e i suoi riflessi regionali. Il libro esplora le radici storiche e le dinamiche interne che hanno generato il conflitto, soffermandosi su settarismo, autoritarismo e crisi economica. «La Siria non è solo uno spazio geografico in guerra, ma un campo di battaglia simbolico conteso da visioni del mondo inconciliabili», scrive Firmian, sottolineando la profonda carica ideologica dello scontro.
L’autore analizza con precisione il coinvolgimento degli attori esterni — Stati Uniti, Russia, Iran, Turchia e le monarchie del Golfo — e le loro strategie geopolitiche, evidenziando come il conflitto siriano sia diventato una proxy war che travalica i confini nazionali. La competizione per il controllo delle risorse naturali, la manipolazione dei flussi finanziari e il traffico di armamenti rivelano una dimensione economica della guerra spesso ignorata dal discorso pubblico. Come osserva Firmian, «Il petrolio siriano, pur modesto rispetto ai giacimenti dei Paesi limitrofi, è stato sufficiente a infiammare interessi e rivalità da parte di attori terzi».
Particolare attenzione viene dedicata all’impatto del conflitto sulla popolazione civile: le conseguenze umanitarie, come la distruzione delle infrastrutture urbane, la disgregazione del tessuto sociale e le ondate di rifugiati, compongono un quadro di trauma collettivo che va ben oltre la dimensione militare. «L’assedio di Aleppo non è solo un evento militare: è il paradigma di una crisi globale della responsabilità politica», denuncia l’autore con chiarezza etica.
Firmian amplia infine la prospettiva esplorando le trasformazioni politiche ed economiche nei Paesi limitrofi, delineando una mappa critica del Medio Oriente contemporaneo, segnata da instabilità ma anche da forme emergenti di resistenza e ricostruzione.
Il volume curato da Paolo Armellini e Luca Mencacci indaga le tensioni strutturali e le aporie dell’Unione Europea contemporanea, delineandola come una “sinfonia incompiuta”. Attraverso un’analisi filosofico-politica, il testo evidenzia la navigazione dell’UE tra la sovrapproduzione normativa e la perdita di orientamento strategico, invitando a una presa di coscienza critica dei limiti attuali e a un loro superamento mediante rinnovata ambizione e progettualità. L’opera si configura così come un invito a rilanciare il processo di integrazione europea, superando la tentazione dell’immobilismo.
"Politics and Social Visions", invece, si concentra sulle dinamiche ideologiche, sui conflitti e sulle forme di solidarietà che plasmano la politica europea. Il volume offre una lettura critica delle visioni sociali che informano le istituzioni e le policy dell’Unione, analizzando l’impatto delle diverse matrici ideologiche sui processi decisionali e sulle relazioni tra gli Stati membri. Ne emerge un quadro complesso di tensioni interne e sfide per la costruzione di una comunità politica e sociale condivisa.
Quanto agli scenari futuri, "Lo stato dell’Unione Europea" utilizza la metafora della navigazione per rappresentare un’UE arenata nei “bassi fondali” dell’incertezza politica e della frammentazione normativa, sottolineando che il rilancio del progetto europeo esige il coraggio di riconoscere i limiti attuali e la volontà di superarli. "Politics and Social Visions", dal canto suo, individua nella ricostruzione di un ethos comunitario la condizione necessaria per il rafforzamento della coesione europea: solo attraverso un nuovo consenso di base, capace di integrare solidarietà e appartenenza, l’Unione potrà evitare derive centrifughe e affrontare le sfide del futuro. Entrambi i volumi convergono, dunque, nell’indicare la necessità di un rinnovamento profondo e condiviso come prerequisito per un’Europa più resiliente e inclusiva.
Victor Menaldo e Nicolas Wittstock offrono un’analisi penetrante delle dinamiche che legano l’innovazione tecnologica alla geografia del consenso populista negli Stati Uniti, in un contesto segnato da crescenti disuguaglianze economiche e polarizzazione politica. Il volume introduce il concetto di “technology deserts”, con riferimento a quelle aree escluse dai benefici dell’economia della conoscenza che si sono rivelate terreno fertile per l’ascesa del trumpismo. Gli autori sostengono che “trumpismo e disuguaglianza tecnologica non sono fenomeni separati, ma due facce della stessa medaglia: l’una alimenta l’altra in un ciclo di esclusione e risentimento”. Questa tesi è supportata da un’analisi empirica che incrocia dati su brevetti, investimenti in ricerca e sviluppo e risultati elettorali, mostrando come le aree meno innovative abbiano sostenuto con maggiore convinzione le politiche protezionistiche e anti-élite dell’ex presidente.
In particolare, il libro evidenzia che “le contee con maggiore densità di brevetti e investimenti in R&S hanno votato in misura significativamente minore per Trump nel 2020 rispetto al 2016”, suggerendo una crescente frattura tra l’America tecnologicamente avanzata e quella periferica. Questa dinamica è interpretata come una forma di "neo-luddismo politico", una reazione collettiva contro un’economia percepita come inaccessibile e ostile: “Il populismo americano del XXI secolo non è solo anti-globalista, ma anche anti-innovazione: rifiuta il futuro perché non vi si riconosce”.
Il volume si distingue per la sua capacità di coniugare teoria politica, economia dell’innovazione e geografia elettorale, offrendo una chiave di lettura originale delle trasformazioni in atto nella società americana.
Victor Menaldo è professore di Scienza Politica presso l’Università di Washington, dove co-dirige il Political Economy Forum. I suoi interessi di ricerca includono economia politica comparata, istituzioni democratiche e sviluppo economico. Nicolas Wittstock ha conseguito il dottorato in Scienza Politica presso la stessa università, dove si è occupato di disuguaglianze territoriali, innovazione e populismo.
La biblioteca si arricchisce di volumi di recente pubblicazione che analizzano le applicazioni dell'IA in ambiti come marketing, arte, risorse umane e neuroscienze. Un’opportunità per approfondire il ruolo crescente di questa tecnologia nella società e nel mondo del lavoro.
Un libro che mostra come l'artigianato italiano possa non solo sopravvivere, ma prosperare nell'era digitale.
Gli autori analizzano il ruolo dei chatbot, definiti “macchine da conversazione” alimentate dall’intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT e DeepSeek. Riflettono sulla loro capacità di generare testi significativi e su come il loro dialogo possa ridefinire la concezione tradizionale dell’essere umano come pensatore.
Chi è l'autore di un'opera realizzata con l'ausilio di un'AI? Cos'è un'opera nell'era dell'intelligenza artificiale? Viene proposta una nuova identità creativa che fonde le competenze umane con le potenzialità delle AI generative, ridefinendo il processo artistico.
L'AI generativa è un vero collaboratore che automatizza compiti operativi e supporta decisioni strategiche, trasformando il modo in cui lavoriamo e gestiamo la leadership. Questa guida esplora 35 utilizzi pratici per sfruttarne appieno il potenziale.
La Generative AI sta rivoluzionando il marketing, migliorando la personalizzazione, la creazione di contenuti e l'interazione con i clienti. Gli autori descrivono la sua evoluzione, le applicazioni pratiche e il ruolo della scienza dei dati nella trasformazione delle strategie di comunicazione.
L’IA sta trasformando il mercato dell’arte, influenzando autenticazione, valutazione e promozione delle opere, oltre a favorire trasparenza e nuove esperienze immersive. Questo libro esplora il suo impatto, le sfide etiche e il futuro dell’interazione tra arte e tecnologia.
La domanda oggi è cambiata: non è più se le macchine possono essere intelligenti, ma se possono eguagliarci e superarci. Dopo «La scorciatoia» e «Machina sapiens» il terzo episodio dell'avvincente trilogia sulla nuova era delle macchine pensanti.
Una guida completa per integrare l’IA nella gestione delle risorse umane, esplorando opportunità, sfide e strategie per una trasformazione digitale consapevole ed etica.
Il volume invita a una riflessione equilibrata sull’IA, evitando estremismi e promuovendo valori come uguaglianza, inclusività e sostenibilità per una tecnologia al servizio della società.
Uno studio sul convergent marketing, approccio che combina IA, automazione e contenuti multimediali per creare interazioni dinamiche tra brand e consumatori, guidando strategie digitali innovative.
Un libro che aiuta a integrare l’intelligenza artificiale nella scrittura per il marketing, ispirando argomenti, spunti narrativi e parole pertinenti al target e agli obiettivi della comunicazione.
L’AI rivoluziona le risorse umane, migliorando equità, efficienza e benessere lavorativo, ma richiede un uso responsabile per bilanciare automazione e gestione umana.
L’evoluzione del cervello umano viene raccontata attraverso cinque svolte chiave, collegandole ai progressi dell’IA per svelare le radici dell’intelligenza e del pensiero.
Una selezione delle ultime pubblicazioni sul tema del lavoro disponibili in biblioteca
Nicola Acocella indaga i fenomeni della disoccupazione ciclica, il persistente divario tra Nord e Sud, le disparità di genere e il fenomeno dei giovani NEET. Con un approccio rigoroso, si esplorano le politiche attuate, le inefficienze strutturali e le risposte alla globalizzazione e alle crisi economiche.
Dal pensiero della differenza all’analisi intersezionale, questo libro propone una rilettura critica degli strumenti giuridici e delle politiche pubbliche che mirano a promuovere il lavoro delle donne, per comprendere dove si annidano le radici redistributive delle diseguaglianze di genere e valutarne le azioni di contrasto.
Cosa succede alle donne che lavorano in un paese che fatica a conciliare una cultura tradizionalista con le esigenze di un’economia globalizzata? In questo vivido ritratto della società egiziana, Leslie T. Chang segue l’esperienza di tre donne che con tenacia e perseveranza vivono e lavorano in un contesto che spesso ne ostacola i progressi esistenziali e professionali.
Questioning the received wisdom that work is good for you, that you are what you do and that 'any job is a good job', Post-work offers a new challenge to the work-centred society. This timely book provides a vital introduction to the post-work debate - one of the most exciting political and theoretical currents of recent years.
Reclutare manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento. È questo, in termini di legge, il caporalato. Una parola che sembra riportare indietro le lancette dei diritti dei lavoratori. In particolare, quando tra le sue pieghe, a fianco di interessi leciti, operano e prosperano attori illegali, le organizzazioni criminali in primis.
The author discusses how the American perception of work has evolved over the 20th century, with a growing emphasis on entrepreneurship, initiative, and self-realization, rather than just reliable job performance. This entrepreneurial work ethic has become deeply ingrained in American culture, even as economic insecurity and inequality have increased. The book explores the origins and impact of this shift, tracing it from late 19th-century success literature to the modern gig economy.
Nella nostra ricerca del graal per ottimizzare la produttività con tecnologie intelligenti come l’IA e i robot, stiamo separando i lavoratori junior dagli esperti nei luoghi di lavoro di tutto il mondo. Si tratta di un problema incombente dall’impatto enorme che pochi stanno affrontando veramente.
Sono trent'anni che i redditi dei lavoratori italiani non crescono. Un'anomalia assoluta tra le economie avanzante con caratteri quasi strutturali e conseguenze negative sul piano economico e sociale. Una questione che riguarda il lavoro povero ma anche la fascia medio alta, quella su cui incombe il grosso del carico fiscale che sostiene il nostro welfare state.
Acclamato da CNBC come uno dei «top 5 libri di saggistica sul lavoro che tutti dovrebbero leggere», il libro è un appello all’azione, che mostra come condurre il cambiamento da dovunque ci si trovi può trasformare la nostra carriera, la comunità e persino il mondo intero.
In Italia sono circa tre milioni i lavoratori invisibili, poveri, irregolari, quelli che pur lavorando non riescono a portare a casa uno stipendio sufficiente a condurre un’esistenza libera e dignitosa, quelli che non godono di alcuna tutela e non possono far valere i loro diritti.
Il lavoro domestico come lavoro non pagato della casalinga [...] è una forma specifica di sfruttamento connessa ai processi di valorizzazione del capitale, che vede i suoi inizi tra il xvii e il xviii secolo per poi svilupparsi negli anni successivi alla rivoluzione industriale.
Lo Stato deve cessare di operare come presidio del corretto funzionamento del mercato e affermarsi come difensore della società dal mercato. L’Italia è l’ottavo Paese più ricco del mondo, ma anche il Paese dove un lavoratore su quattro è povero e uno su tre vulnerabile, ovvero condannato alla povertà in caso di evento inaspettato.
Questo breve libro contiene due capitoli su un tema molto discusso che suscita sia visioni distopiche che previsioni ottimistiche: che impatto avrà l’Intelligenza Artificiale sulla quantità e qualità del lavoro.
«Dall’inizio del nuovo secolo, in Italia si è alimentata un’illusione: quella di essere diretti verso la piena occupazione. Si tratta, appunto, di un inganno. Se si analizzano i numeri, emergono una realtà diversa e una tendenza opposta: in questi anni si è assistito nel nostro paese a una rapida crescita non di un’occupazione dotata di stabilità e tutele, ma della sottoccupazione, con forme e tipi di lavoro frammentato e vulnerabile. Una sottoutilizzazione delle persone in ore, istruzione e competenze».
In Italia, i giovani sono una risorsa preziosa ma sempre più scarsa. In numero sempre minore e spinti a emigrare all’estero in cerca di migliori opportunità, sono spesso vittime di stereotipi incapaci di cogliere le dinamiche che li caratterizzano.
In biblioteca i volumi finalisti di un premio assegnato annualmente al miglior libro di business. Istituito nel 2005, è considerato uno dei più prestigiosi riconoscimenti nel campo della letteratura economica e aziendale. L'ultima edizione è stata vinta da "Supremacy: AI, ChatGPT and the Race That Will Change the World", di Parmy Olson.
From award-winning journalist Parmy Olson, Supremacy is the astonishing, untold, behind-the-scenes story of the battle between two AI companies, their struggles to use their tech for good, and the dangerous direction that they’re now going in.
"Original and thought-provoking... A brilliantly erudite account of the major waves in the theory and practice of management" (Financial Times)
A revelatory, paradigm-shifting work from a renowned Columbia professor and “one of the great social and cultural psychologists” (Amy Cuddy) that demystifies our tribal instincts and shows us how to use them to create positive change.
"A compelling examination of the socio-economic consequences of humans living longer lives (...) important and timely" (Financial Times)
A riveting inside look at an elite unit within the Pentagon—the Defense Innovation Unit, also known as Unit X—whose mission is to bring Silicon Valley’s cutting-edge technology to America’s military: from the two men who launched the unit.
Rassegna delle copertine dei titoli acquisiti dalla biblioteca nel corso del mese, con una sintetica descrizione del contenuto di ogni volume e il codice per visualizzarne la descrizione in catalogo e la collocazione sullo scaffale.