Nelle collezioni della biblioteca, editoria d'altri tempi e letture ancora attuali.
Pubblicato il 13 ottobre 2025
Questo volume di Luigi Clavari e Severino Attili ("Segretari al Ministero delle Poste e dei Telegrafi"), pubblicato da Laterza nel 1905, è un'opera monumentale che - intrecciando storia, tecnica, società e politica in un racconto coeso e ricco di riferimenti culturali - ripercorre l’evoluzione della posta dalle origini mitiche e storiche (con messaggeri divini e corrieri delle antiche civiltà) fino alla sua istituzionalizzazione negli Stati moderni. Dopo la frammentazione seguita alla caduta dell’impero romano, questa forma di comunicazione fu mantenuta viva da Chiesa, ordini religiosi, università e mercanti. Nel Rinascimento, la famiglia Tasso creò un sistema postale europeo che ispirò le reti statali. Con l’avvento dei servizi pubblici e l’introduzione del francobollo, la posta divenne accessibile a tutti, segnando una svolta epocale nella storia della comunicazione.
Gli autori dedicano ampio spazio alle relazioni internazionali, raccontando la nascita dei congressi postali, la creazione dell’Unione Postale Universale e la progressiva armonizzazione dei servizi tra i vari paesi. Parallelamente analizzano i mezzi di comunicazione: dai corrieri a piedi e a cavallo ai veicoli, dalle ferrovie alla navigazione marittima, fino al telegrafo, al telefono e alla radio. L’invenzione di Guglielmo Marconi viene celebrata come trionfo della scienza al servizio della pace e della comunicazione universale.
La parte finale del libro è dedicata alla posta contemporanea (fine XIX secolo), ne descrive il funzionamento interno, il percorso delle lettere, il ruolo degli uffici locali, l’impatto sul commercio, il risparmio e il credito postale. Si evidenzia anche il contributo delle donne, con esempi di direttrici e impiegate che hanno segnato la storia del servizio.
Infine, la narrazione si focalizza sulla posta italiana, dalla promulgazione dello Statuto al consolidamento post-unitario. Viene raccontata l’unificazione del servizio, la posta militare durante le guerre d’indipendenza, le riforme amministrative e ministeriali, fino al momento presente (il 1905), in cui la posta è vista come simbolo di progresso, giustizia e coesione sociale. (13 ottobre 2025)
Eccone alcune (clic sulla lente per ingrandirle).
Nel contesto attuale, segnato da conflitti regionali persistenti, instabilità geopolitica e crescenti tensioni economiche globali, il pensiero di William Beveridge sulla costruzione di un ordine internazionale stabile nel secondo dopoguerra si rivela sorprendentemente attuale.
Nel volume "Il prezzo della pace" (1945), fin dall’introduzione, egli chiarisce che - per dare senso ai sacrifici della guerra - è necessario garantire tre condizioni: una pace sicura e duratura, la possibilità per ogni individuo di lavorare, e un reddito sufficiente per vivere dignitosamente. Questi obiettivi, presentati in ordine di difficoltà crescente, riflettono una visione integrata della giustizia sociale e della stabilità internazionale.
Beveridge non propone un piano operativo, ma una valutazione del “prezzo” della pace. Egli sostiene che la pace, come ogni bene prezioso, richiede sacrifici: deve essere “pagata” dalle nazioni potenti e ricche, non solo in termini di risorse, ma anche attraverso la rinuncia a interessi egoistici. La pace implica l’esercizio del potere per il bene comune e la diffusione della ricchezza tramite cooperazione economica. Come scrive Beveridge, “l’egoismo negli affari internazionali è una via che conduce con sicurezza alla distruzione reciproca”.
Pur dichiarando di non possedere una competenza specialistica in materia di relazioni internazionali, l'autore costruisce le sue argomentazioni attraverso un ampio studio delle fonti e una riflessione etico-politica. Egli insiste sul ruolo delle democrazie, ritenute le uniche capaci di garantire una pace duratura grazie alla loro trasparenza e responsabilità. La pace, dunque, non è mera assenza di guerra, ma un sistema attivo di relazioni fondato su giustizia, cooperazione e responsabilità condivisa.
William H. Beveridge (1879–1963) è stato un economista e riformatore sociale britannico, noto soprattutto per il suo ruolo nella progettazione del moderno stato sociale. La sua opera più influente, il "Beveridge Report" del 1942, ha posto le basi per il sistema di welfare nel Regno Unito, promuovendo la lotta contro i “cinque mali” sociali: povertà, malattia, ignoranza, squallore e disoccupazione.
Pubblicato nel 1961, questo volume di Ralph Hewins rappresenta una delle prime e più articolate biografie dedicate a Jean Paul Getty, figura emblematica del capitalismo petrolifero del XX secolo che, in un contesto segnato da normative antitrust, tassazione progressiva e crescente ostilità verso i grandi patrimoni privati, riuscì a imporsi come l’uomo più ricco d’America.
L’introduzione del volume, densa di riferimenti storici e comparativi, pone Getty in dialogo con il suo predecessore simbolico, John D. Rockefeller, delineando continuità e rotture tra due epoche del capitalismo industriale. Hewins sottolinea come Getty non sia un semplice “retaggio” dell’età dei monopoli, ma un imprenditore capace di coniugare l’individualismo ottocentesco con le logiche della pianificazione e della tecnica del secondo dopoguerra.
Il libro è strutturato in forma cronologica e tematica, articolandosi in capitoli che seguono l’evoluzione biografica e imprenditoriale di Getty: dalle origini familiari irlandesi alla formazione giovanile, dalle prime esperienze nel settore petrolifero alla costruzione del suo impero internazionale, fino alle sue contraddizioni personali e alla sua visione del denaro come strumento di continuità familiare più che di filantropia pubblica. Tra i temi trattati: la dissoluzione del monopolio Standard Oil e il nuovo contesto normativo; la cultura del “self-made man” e la sua trasformazione nel secondo Novecento; la tensione tra accumulazione privata e responsabilità pubblica; la figura del magnate come costruttore, collezionista e outsider sociale. (26 settembre 2025)
La figura di J. P. Getty è più nota per le vicende narrate nel film diretto da Ridley Scott nel 2017, “All the Money in the World”. La pellicola racconta il rapimento di John Paul Getty III avvenuto nel 1973 a Roma, da parte della 'Ndrangheta. Al centro della narrazione c’è il rifiuto del nonno, J. Paul Getty, di pagare il riscatto, nonostante la sua immensa ricchezza.
Esiste anche un documentario del 1963 intitolato The Solitary Billionaire, diretto da Jack Gold, in cui Alan Whicker intervista J. Paul Getty. Il film, disponibile a questo link di Youtube, offre uno sguardo diretto sulla personalità del magnate, le sue opinioni sulla ricchezza, il lavoro e la vita privata.
19 settembre 2025
"Usando la violenza, noi rinneghiamo necessariamente i valori che sono la nostra ragione di vivere e ne ritardiamo indefinitamente la propagazione e la fioritura." Andrea Caffi
Prezzolini così lo descrive:
"Arrivava all'improvviso, non si sapeva da che parte del mondo, con gli abiti sgualciti e l'aria di avere un grande appetito... e scompariva allo stesso modo, senza che si sapesse perché né per dove. Da per tutto portava la sua gentilezza, un'aria d'innocenza, un enorme fascio d'erudizione che slegava e da cui traeva regali a qualunque richiesta..."
Intellettuale poco conosciuto ma centrale nella storia del socialismo italiano e russo, pensatore originale e irriducibile a schemi ideologici precostituiti, la sua originalità stava nel pensiero “socratico”, che privilegiava il dialogo e l’esperienza umana concreta al dogmatismo e ai sistemi teorici. Per i suoi amici, come Chiaromonte, la sua grandezza risiedeva soprattutto nell’essere un uomo giusto e capace di pensare con gli altri e per gli altri.
Il volume "Critica della violenza" di Andrea Caffi, pubblicato per la prima volta nel 1966 da Bompiani, raccoglie saggi scritti dall'autore negli anni '40 che riflettono sulla violenza, in particolare quella cosiddetta "rivoluzionaria", e sui rischi enormi del suo impiego. Caffi analizza la violenza da una prospettiva critica e pacifista, sostenendo che un movimento che voglia assicurare libertà, pace e giustizia non può utilizzare mezzi violenti organizzati come insurrezioni armate, guerre civili o internazionali, dittature o terrore, perché tali mezzi sono inefficaci e conducono a risultati opposti alle finalità desiderate. Egli denuncia come le rivoluzioni violentemente imposte finiscano spesso per produrre nuovi regimi oppressivi, tradendo così le speranze più autentiche dei popoli.
Il libro propone dunque una riflessione sulla nonviolenza come unica strategia coerente per un cambiamento sociale autentico, soprattutto alla luce della capacità di distruzione e dell'orrore della violenza moderna.
Pubblicato da Parenti nel 1955, "Anonima Assassini" ha costituito un contributo significativo allo studio della criminalità organizzata negli Stati Uniti, in particolare per quanto riguarda la sua strutturazione interna e il suo impatto sul sistema economico e politico. Frutto della collaborazione tra Burton Turkus, ex Assistente Procuratore Distrettuale, e il giornalista Sid Feder, il testo si basa su testimonianze dirette, documenti giudiziari e indagini condotte tra gli anni ’30 e ’40, offrendo una narrazione dettagliata della cosiddetta “Società Anonima Assassinio”.
La prefazione di Alberto Moravia arricchisce il volume con una riflessione sociologica e filosofica sul rapporto tra crimine e modernità. Moravia propone una lettura del gangsterismo come fenomeno che emula le strutture organizzative del capitalismo industriale, fino a diventare una sorta di “Stato dentro lo Stato”. La sua analisi, che paragona l’organizzazione criminale a un tumore sociale, evidenzia come il crimine possa assumere forme sistemiche e mimetizzarsi nel tessuto istituzionale.
Il libro è particolarmente utile per comprendere le dinamiche di assimilazione etnica e le tensioni generate dall’integrazione incompleta di gruppi migranti. Turkus e Feder mostrano come la criminalità organizzata abbia trovato terreno fertile in contesti urbani segnati da marginalità sociale, e come modelli criminali europei, come la Mafia siciliana, siano stati adattati al contesto americano.
Dal punto di vista metodologico, l’opera si distingue per l’approccio empirico e narrativo, che consente di seguire l’evoluzione dell’organizzazione criminale attraverso casi concreti, biografie di gangster e analisi delle strategie di infiltrazione. La descrizione della struttura interna dell’“Anonima Assassini” – con comitati direttivi, tribunali interni e meccanismi di arbitrato – offre ancora spunti di riflessione sul concetto di governance criminale. (15 settembre 2025)
Un indice dalla struttura narrativa di tipo cronachistico, con titoli evocativi di episodi e personaggi legati alla criminalità organizzata.
9 settembre 2025
Il libro di Tommaso Giacalone-Monaco è un'analisi della vita e del pensiero di Antoine Augustin Cournot, matematico, filosofo ed economista francese del XIX secolo. L'opera, che ha un carattere biografico-aneddottico, si concentra sul contributo di Cournot all'economia, in particolare sulla sua figura di pioniere dell'applicazione della matematica alle teorie economiche. Il suo lavoro più noto in questo campo è "Recherches sur les principes mathématiques de la théorie des richesses" (1838), considerato una pietra miliare nello sviluppo della microeconomia.
Tuttavia, l'obiettivo principale dell'autore non è tanto quello di analizzare a fondo il pensiero di Cournot, ma piuttosto di mettere in luce la personalità dell’economista anche con il racconto di alcuni aneddoti della sua vita. “Fra gli aneddoti citati dal Giacalone, alcuni illuminano in modo vivace o toccante la figura di Cournot, come ad esempio il suo souvenir della visita a Roma o quello nel quale l'economista prende lo spunto dalla messa al macero di un rilevante numero di copie delle sue opere per illustrare le caratteristiche del mercato librario!” (Duchini, 1960).
Giacalone-Monaco, Tommaso. Antonio Agostino Cournot l’uomo e l’economista. Padova: CEDAM, 1956
Adet. Giornale Degli Economisti e Annali Di Economia 15, no. 11/12 (1956): 623–623
Duchini, F. Rivista Internazionale Di Scienze Sociali 31 (Anno 68), no. 5 (1960): 491–92
In occasione dell'ottantesimo anniversario della Liberazione, una selezione di alcuni volumi del catalogo "Bigiavi"
Saggio pubblicato nel 1969 a cura della deputazione Emilia-Romagna per la storia della Resistenza e della guerra di Liberazione. Comprende numerose riproduzioni di manifesti e documenti.
Il volume contiene anche il primo manifesto del Sindaco Giuseppe Dozza.
La storia della 63a brigata "Bolero", "in larga parte la vita e la morte del suo comando di brigata, più volte distrutto e sempre risorto con più tenacia e risolutezza nel combattere la lotta antifascista".
Il libro, che contiene molte immagini e quattro disegni di Mario Nanni, è uscito nel 1965 per le Edizioni Alfa di via Santo Stefano 13.
Porta Lame nell'inverno 1944-45.
Il bombardamento di Bologna del 25 settembre 1943. Il volume fa parte della collana "Il servitor di piazza. Storia, costumi e tradizioni".
Tra i capitoli più interessanti di questo saggio del 1965: "Pulsate et aperietur vobis: memorie dalle case italiane ove si parlava forestiero". "Se (...) organizzazioni vere e proprie per favorire la fuga ai prigionieri alleati dai campi di concentramento non esistevano (...) ne furono create appositamente per assisterli e porgere loro tutto l'aiuto possibile."
Didascalia originale: "Le prime lusinghe naziste per indurre gli italiani a denunciare i prigionieri alleati. A Modena il manifesto comparve nella prima metà del settembre 1943".
"Il movimento di Liberazione a Ravenna", a cura di Luciano Casali. Pubblicato sotto l'egida del Comitato per le Celebrazioni del XX annuale della Resistenza Ravenna.
Giornali clandestini stampati nella provincia di Ravenna.
Tra i contributi di questa raccolta di saggi del 1976: "L'attività economica del CLN", "La liberazione del forlivese", "La repubblica di Montefiorino".
Questo volume del 1995 si distingue per "l'apertura della ricerca alle nuove tematiche del sociale e del vissuto quotidiano" e per il conseguente ampliamento dell'apparato documentario.
Una pubblicazione dell'ANPI in occasione del sessantennale.
Bologna 26 luglio 1943. I cittadini bruciano le foto del dittatore davanti al Palazzo del Podestà.
Un volume del 1957 sulla lotta sostenuta dalla 28a Brigata Garibaldi per la liberazione di Ravenna.
Dedica e citazioni per il libro di Guido Nozzoli uscito nel 1957 per Editori Riuniti.
Una rassegna di alcuni titoli dell'autore del Manifesto di Ventotene posseduti dalla "Bigiavi"
1957. Spinelli, che è tra i più convinti e preparati assertori dell'idea di un'Europa federata, traccia, in questo volumetto della « Clandestina », le possibili linee — politiche, economiche, giuridiche, sociali — del futuro volto degli Stati Uniti d'Europa.
"La collana la chiamiamo "Clandestina" perché a niente, come a ciò che è libero e spregiudicato, il mondo odierno minaccia vita difficile, clandestina insomma".
1960. Questo libretto non è stato scritto per compiacere questa o quella corrente politica prevalenti nel mondo. Esso è più severo verso quella cui mi sento legato ed al cui successo vorrei contribuire, ma mipermetto di dire, come lo storico Dahlmann, che "lo mando nel mondo con la speranza che dispiaccia a tutte le sette politiche". (dalla Prefazione)
1965. Il libro analizza il funzionamento pratico delle Comunità europee, prestando particolare attenzione alle relazioni sociali e politiche tra l'amministrazione europea a Bruxelles e i centri di potere negli Stati membri.
1968. "I capitoli di questo libro trattano di alcune cose accadutemi, viste, sentite o meditate durante la mia prigionia politica" (dall'Introduzione).
1983. E' assai probabile che la mia età avanzata non mi consentirà di accompagnare ancora per molto tempo questa azione. Ma quando rifletto che oggi il primo, Parlamento europeo eletto sarebbe assai diversa cosa da quel che è, se non avesse assunto il ruolo costituente di cui vi ho parlato, e quando penso che tutta la mia ormai lunga vita di partigiano europeo è sboccata questa azione, non posso fare a meno di mormorare e me stesso con una tal fierezza le parole di San Paolo: bonum certamen certavi, cursum consummavi.
1985. Due saggi — Gli Stati Uniti d'Europa e le varie tendenze politiche, e Politica marxista e politica federalista — insieme al Manifesto, costituiscono il nucleo centrale del progetto europeo di Spinelli. Questo si è via via arricchito con nuove riflessioni sulla natura delle costituzioni federali, sui tentativi di realizzare l'unità europea, sul ruolo del Movimento Federalista Europeo nella battaglia per l'unificazione del vecchio continente.
1989. Come ha osservato Norberto Bobbio nel suo saggio «Il federalismo nel dibattito politico e culturale della Resistenza», ciò che distingue in modo nettissimo l'approccio di Spinelli al federalismo europeo è l'impegno a trasferire l'idea della federazione europea sul terreno dell'azione, a trasformarla, cioè, in azione politica.
1989. Altiero Spinelli dedicò la sua vita alla causa dell'unità europea, documentando la sua lotta dal 1948 al 1969 in un diario. Questo volume raccoglie le sue esperienze, incontri e riflessioni durante i momenti più difficili della battaglia per un'Europa unita. Ne seguono altri due, che raccontano gli anni 1970-1976 e 1976-1986.
1996. Nel settembre 1944 Spinelli rientrò in Italia dalla Svizzera aggregandosi al gruppo dirigente milanese del Partito d'azione; dai documenti politici, dagli articoli e anche dalle lettere a Ernesto Rossi ritrovati da Graglia emerge il ruolo fondamentale giocato da Spinelli e dalla sua visione federale e transnazionale nell'elaborazione delle posizioni dell'azionismo "di sinistra".
2004. L'evoluzione dell'idea di un'Europa unita, dal celebre Manifesto di Ventotene fino all'espansione dell'Unione Europea a 25 membri. Il volume comprende, tral'altro, un contributo di Norberto Bobbio, la postfazione di Romano Prodi e l'intervista a Spinelli di Sonia Schmidt.