The old curiosity shelf

Nelle collezioni della biblioteca, editoria d'altri tempi e letture ancora attuali.

Pubblicato il 23 giugno 2025

Carlo Ruini e le linee teoriche dell’economia di guerra: mobilitazione, controllo e strategie

"Economia di guerra. Linee teoriche" di Carlo Ruini, pubblicato nel 1940, rappresenta un testo di riferimento per la letteratura economica dedicata all’analisi delle trasformazioni strutturali indotte dai conflitti bellici. Inserito nel contesto della Seconda guerra mondiale, Ruini propone un’analisi rigorosa delle politiche di mobilitazione delle risorse, della pianificazione economica e della gestione della produzione industriale in condizioni di crisi.
Il volume affronta temi quali la riconversione produttiva, il controllo statale sull’economia, la distribuzione delle risorse scarse e l’impatto sociale delle misure adottate in tempo di guerra. Esamina inoltre le implicazioni a lungo termine di tali trasformazioni sul sistema capitalistico, anticipando riflessioni poi sviluppate da altri studiosi del Novecento.
Le linee teoriche principali si concentrano sulla mobilitazione e pianificazione delle risorse produttive, essenziali per sostenere lo sforzo bellico e garantire la continuità della produzione industriale e agricola. Il controllo statale si traduce in una gestione diretta o regolata della produzione, distribuzione e consumo, necessaria per far fronte alle esigenze straordinarie imposte dal conflitto. Ruini analizza inoltre le dinamiche dell’inflazione e della finanza di guerra, evidenziando gli strumenti monetari e fiscali adottati e le loro conseguenze sull’intero sistema economico. Infine, il testo considera gli effetti sociali ed economici a medio e lungo termine, in particolare sulla struttura produttiva, sul mercato del lavoro e sulle dinamiche di consumo e risparmio.
Significativa è la riflessione sulla relazione tra economia e strategia militare, in cui Ruini sottolinea come l’efficace organizzazione delle risorse economiche costituisca una componente essenziale della strategia bellica.

Quell'«ansia di mutare qualcosa». I referendum nella storia della Repubblica

"Storia dei referendum: dal divorzio alla riforma elettorale", di Anna Chimenti, pubblicato da Laterza nel 1993, è un’agile ma densa ricostruzione del ruolo che i referendum hanno avuto nella trasformazione politica, sociale e culturale dell’Italia repubblicana.
Attraverso un percorso che parte dal cruciale referendum sul divorzio del 1974 e arriva fino alle consultazioni sulla riforma elettorale degli anni ’90, Chimenti mostra come la democrazia diretta abbia inciso profondamente sulla vita pubblica italiana. Il volume non si limita a elencare date e risultati: racconta il clima politico, le campagne referendarie, le strategie dei partiti e le reazioni dell’opinione pubblica, offrendo così una lettura vivace e accessibile anche a chi non è specialista della materia.
Tra i temi affrontati figurano alcuni dei momenti più controversi e significativi della storia repubblicana: il referendum sull’aborto, quello sul nucleare dopo Chernobyl, le consultazioni sul finanziamento pubblico ai partiti, sulla caccia, sulla responsabilità civile dei magistrati e, infine, le riforme del sistema elettorale. L’autrice evidenzia come, in molti casi, anche solo la minaccia di un referendum abbia spinto il Parlamento ad agire, confermando il potere di pressione di questo strumento.
Assai efficace l'epigrafe premessa al saggio. Una riflessione di Leonardo Sciascia che anticipa una critica oggi attualissima: la crisi della rappresentanza e il bisogno di partecipazione diretta.

"Considero i referendum come gli avvenimenti più democratici mai verificatisi in Italia. Quelli che hanno dato veramente un'immagine di questo paese che non si ha mai attraverso i risultati delle elezioni politiche o amministrative. Da queste si ha un paese in cui nulla si muove, tutto è uguale, si è contenti di come vanno le cose. Dai referendum - anche da quelli persi - si ha invece l'immagine che c'è in questo popolo l'ansia di mutare qualcosa".

La tirannide della maggioranza e il destino dell’Occidente: un dibattito sempre aperto

Nel saggio "L’errore democratico: Il problema del destino dell’Occidente", Erik von Kuehnelt-Leddihn sviluppa una critica sistematica della democrazia moderna, considerata non come garanzia di libertà, ma come potenziale veicolo di oppressione. L’autore, da una prospettiva aristocratica e cattolica, individua nella tensione tra libertà ed eguaglianza il nodo irrisolto della modernità politica. Le epigrafi poste in apertura dei capitoli svolgono una funzione ermeneutica: introducono i temi trattati e li collocano in una tradizione intellettuale che va da Rosmini a Proudhon, da Platone a Claudel.
Nel primo capitolo, Rosmini denuncia la “tirannide della maggioranza”, anticipando la riflessione sull’ambiguità della sovranità popolare. Il secondo capitolo, dedicato al rapporto tra democrazia e totalitarismo, si apre con una citazione di Schaukal che ironizza sulla confusione tra pluralismo e libertà, mentre il terzo, più esplicitamente critico, utilizza un verso di Robinson per evocare la deriva collettivista della democrazia parlamentare. Nei capitoli successivi, Claudel e Proudhon introducono rispettivamente una riflessione sull’autorità politica e sull’influenza della religione nella formazione delle culture politiche.
Queste scelte testuali non sono casuali: esse rafforzano la tesi dell’autore secondo cui la democrazia, se non sorretta da un ethos solido e da istituzioni resilienti, può degenerare in forme di governo illiberali. Tale intuizione trova conferma nelle dinamiche del XXI secolo, in cui regimi autocratici sono emersi proprio attraverso strumenti democratici. La partecipazione indiscriminata di tutte le forze politiche, comprese quelle apertamente antidemocratiche, ha spesso condotto all’erosione delle garanzie costituzionali e alla concentrazione del potere. In questo senso, l’opera di Kuehnelt-Leddihn, pur scritta in un altro contesto storico (il saggio è del 1952 ed è stato tradotto in italiano solo nel 1966), si rivela sorprendentemente attuale, offrendo una chiave di lettura critica per comprendere le fragilità strutturali delle democrazie contemporanee.

Oggi come ieri, la democrazia in bilico: tra élite senza popolo e popolo senza libertà

Sessant’anni fa, Maurice Duverger denunciava una democrazia francese svuotata di partecipazione popolare, dominata da partiti deboli e da un centrismo paralizzante. In "La democrazia senza popolo", l’autore descriveva un sistema in cui le élite politiche prendevano decisioni senza un reale coinvolgimento della cittadinanza, trasformando la democrazia in una forma senza sostanza.
Secondo Duverger, la principale originalità della vita politica francese risiedeva proprio in questa combinazione: partiti fragili e un sistema centrato che impediva la formazione di alternative politiche forti. Le coalizioni centriste isolavano gli estremi e ostacolavano la nascita di veri partiti di destra e sinistra, riducendo la possibilità di una scelta politica significativa da parte dei cittadini. Una via d’uscita, però, veniva prospettata: la costruzione di due grandi alleanze popolari, una di sinistra e una di destra, che permettessero una reale alternanza e un controllo effettivo da parte della base militante. Solo così, secondo l’autore, si sarebbe potuto superare il modello centrista ed elitario e avvicinarsi a una democrazia sostanziale.
Oggi il quadro si è trasformato, ma non necessariamente in meglio. Se allora il problema era l’assenza del popolo, nel ventunesimo secolo assistiamo a un fenomeno opposto ma altrettanto preoccupante: la presenza ingombrante di un “popolo” evocato da movimenti populisti e nazionalisti, che si presentano come autentici rappresentanti della volontà popolare, ma che spesso minano le basi stesse della democrazia liberale. In nome della rappresentanza diretta, si riducono le garanzie, si delegittimano le istituzioni intermedie e si concentra il potere in forme sempre più autocratiche.
Il pendolo della democrazia oscilla così tra due estremi: da un lato, élite tecnocratiche e autoreferenziali che governano senza popolo; dall’altro, leader carismatici che parlano in nome del popolo ma svuotano la democrazia delle sue tutele fondamentali. In entrambi i casi, la rappresentanza è in crisi, e con essa l’equilibrio tra libertà e partecipazione.

La Resistenza in Emilia-Romagna

In occasione dell'ottantesimo anniversario della Liberazione, una selezione di alcuni volumi del catalogo "Bigiavi"

Politica ed economia a Bologna nei venti mesi dell'occupazione nazista

Saggio pubblicato nel 1969 a cura della deputazione Emilia-Romagna per la storia della Resistenza e della guerra di Liberazione. Comprende numerose riproduzioni di manifesti e documenti.

Politica ed economia a Bologna nei venti mesi dell'occupazione nazista

Il volume contiene anche il primo manifesto del Sindaco Giuseppe Dozza.

Banden! Waffen raus!

La storia della 63a brigata "Bolero", "in larga parte la vita e la morte del suo comando di brigata, più volte distrutto e sempre risorto con più tenacia e risolutezza nel combattere la lotta antifascista".

Banden! Waffen raus!

Il libro, che contiene molte immagini e quattro disegni di Mario Nanni, è uscito nel 1965 per le Edizioni Alfa di via Santo Stefano 13.

Banden! Waffen raus!

Porta Lame nell'inverno 1944-45.

Banden! Waffen raus!

Il bombardamento di Bologna del 25 settembre 1943. Il volume fa parte della collana "Il servitor di piazza. Storia, costumi e tradizioni".

Eroi senza armi

Tra i capitoli più interessanti di questo saggio del 1965: "Pulsate et aperietur vobis: memorie dalle case italiane ove si parlava forestiero". "Se (...) organizzazioni vere e proprie per favorire la fuga ai prigionieri alleati dai campi di concentramento non esistevano (...) ne furono create appositamente per assisterli e porgere loro tutto l'aiuto possibile."

Eroi senza armi

Didascalia originale: "Le prime lusinghe naziste per indurre gli italiani a denunciare i prigionieri alleati. A Modena il manifesto comparve nella prima metà del settembre 1943".

Il movimento di liberazione a Ravenna

"Il movimento di Liberazione a Ravenna", a cura di Luciano Casali. Pubblicato sotto l'egida del Comitato per le Celebrazioni del XX annuale della Resistenza Ravenna.

Il movimento di liberazione a Ravenna

Giornali clandestini stampati nella provincia di Ravenna.

La Resistenza in Emilia-Romagna

Tra i contributi di questa raccolta di saggi del 1976: "L'attività economica del CLN", "La liberazione del forlivese", "La repubblica di Montefiorino".

Bologna in guerra

Questo volume del 1995 si distingue per "l'apertura della ricerca alle nuove tematiche del sociale e del vissuto quotidiano" e per il conseguente ampliamento dell'apparato documentario.

1943 Cade il fascismo

Una pubblicazione dell'ANPI in occasione del sessantennale.

1943 Cade il fascismo

Bologna 26 luglio 1943. I cittadini bruciano le foto del dittatore davanti al Palazzo del Podestà.

Quelli di Bullow

Un volume del 1957 sulla lotta sostenuta dalla 28a Brigata Garibaldi per la liberazione di Ravenna.

Quelli di Bullow

Dedica e citazioni per il libro di Guido Nozzoli uscito nel 1957 per Editori Riuniti.

Prima dei dazi. Storia del libero scambio e del protezionismo negli Stati Uniti.

In un clima di guerra commerciale globale, riproponiamo questo volume del 1893 di cui è autore Ugo Rabbeno (1863-1897), economista noto per aver contribuito significativamente alla teoria economica e alla promozione delle cooperative in Italia e in Europa.
A detta dell'autore esiste un forte contrasto, nel campo del commercio internazionale, tra la teoria economica e la realtà dei fatti. Mentre la teoria del commercio internazionale (che ha avuto tra i suoi maggiori sostenitori Smith e Ricardo) proclama l'armonia e la solidarietà degli interessi tra i popoli, la storia mette in scena uno spettacolo di antagonismi e lotte dannose e persistenti, dominato prima dalla politica mercantilistica e dal sistema coloniale e a seguire dal protezionismo.
L'intento dello studio, come si evince dalle prime pagine, è quello di analizzare la politica commerciale inglese nelle colonie nord-americane, partendo dalla convinzione che la teoria astratta del commercio internazionale sia incompleta e necessiti di essere confrontata con la realtà storica. Rabbeno si propone quindi di fornire una ricostruzione induttiva della teoria del commercio internazionale, studiando le leggi del commercio coloniale e cercando in esse indicazioni concrete che aiutino a comprendere le cause, i vari movimenti storici della vita economica e l'adozione di un determinato sistema di politica commerciale.
Particolarmente interessante, in particolare perché si tratta pur sempre di uno studio del 1893, il capitolo VII del volume intitolato "Libero scambio e protezionismo nella storia degli Stati Uniti d'America". Rabbeno vi analizza principalmente l'alternanza tra politiche di libero scambio e protezionismo nella storia economica americana. Viene sottolineato come il periodo successivo all'indipendenza sia caratterizzato da un'inclinazione verso il libero scambio, nonostante le indubbie difficoltà, destinata però a soccombere al protezionismo doganale, considerato inevitabile per lo sviluppo manifatturiero specialmente durante la guerra .
Il capitolo approfondisce poi le diverse opinioni tra le classi sociali riguardo al libero scambio e al protezionismo, evidenziando come gli interessi dei produttori e dei lavoratori spesso divergono da quelli dei consumatori e degli agricoltori. Nell'ultimo periodo considerato dall'autore, il protezionismo sembra essersi radicato, nonostante le difficoltà che continua a causare, e la questione doganale assume un'importanza cruciale nel conflittuale dibattito economico americano.

L'Europa di Spinelli in 10 libri

Una rassegna di alcuni titoli dell'autore del Manifesto di Ventotene posseduti dalla "Bigiavi"

1957

1957. Spinelli, che è tra i più convinti e preparati assertori dell'idea di un'Europa federata, traccia, in questo volumetto della « Clandestina », le possibili linee — politiche, economiche, giuridiche, sociali — del futuro volto degli Stati Uniti d'Europa.

1957-bis

"La collana la chiamiamo "Clandestina" perché a niente, come a ciò che è libero e spregiudicato, il mondo odierno minaccia vita difficile, clandestina insomma".

1960

1960. Questo libretto non è stato scritto per compiacere questa o quella corrente politica prevalenti nel mondo. Esso è più severo verso quella cui mi sento legato ed al cui successo vorrei contribuire, ma mipermetto di dire, come lo storico Dahlmann, che "lo mando nel mondo con la speranza che dispiaccia a tutte le sette politiche". (dalla Prefazione)

1965

1965. Il libro analizza il funzionamento pratico delle Comunità europee, prestando particolare attenzione alle relazioni sociali e politiche tra l'amministrazione europea a Bruxelles e i centri di potere negli Stati membri.

1968

1968. "I capitoli di questo libro trattano di alcune cose accadutemi, viste, sentite o meditate durante la mia prigionia politica" (dall'Introduzione).

1983

1983. E' assai probabile che la mia età avanzata non mi consentirà di accompagnare ancora per molto tempo questa azione. Ma quando rifletto che oggi il primo, Parlamento europeo eletto sarebbe assai diversa cosa da quel che è, se non avesse assunto il ruolo costituente di cui vi ho parlato, e quando penso che tutta la mia ormai lunga vita di partigiano europeo è sboccata questa azione, non posso fare a meno di mormorare e me stesso con una tal fierezza le parole di San Paolo: bonum certamen certavi, cursum consummavi.

1985

1985. Due saggi — Gli Stati Uniti d'Europa e le varie tendenze politiche, e Politica marxista e politica federalista — insieme al Manifesto, costituiscono il nucleo centrale del progetto europeo di Spinelli. Questo si è via via arricchito con nuove riflessioni sulla natura delle costituzioni federali, sui tentativi di realizzare l'unità europea, sul ruolo del Movimento Federalista Europeo nella battaglia per l'unificazione del vecchio continente.

1989

1989. Come ha osservato Norberto Bobbio nel suo saggio «Il federalismo nel dibattito politico e culturale della Resistenza», ciò che distingue in modo nettissimo l'approccio di Spinelli al federalismo europeo è l'impegno a trasferire l'idea della federazione europea sul terreno dell'azione, a trasformarla, cioè, in azione politica.

1989-bis

1989. Altiero Spinelli dedicò la sua vita alla causa dell'unità europea, documentando la sua lotta dal 1948 al 1969 in un diario. Questo volume raccoglie le sue esperienze, incontri e riflessioni durante i momenti più difficili della battaglia per un'Europa unita. Ne seguono altri due, che raccontano gli anni 1970-1976 e 1976-1986.

1996

1996. Nel settembre 1944 Spinelli rientrò in Italia dalla Svizzera aggregandosi al gruppo dirigente milanese del Partito d'azione; dai documenti politici, dagli articoli e anche dalle lettere a Ernesto Rossi ritrovati da Graglia emerge il ruolo fondamentale giocato da Spinelli e dalla sua visione federale e transnazionale nell'elaborazione delle posizioni dell'azionismo "di sinistra".

2004

2004. L'evoluzione dell'idea di un'Europa unita, dal celebre Manifesto di Ventotene fino all'espansione dell'Unione Europea a 25 membri. Il volume comprende, tral'altro, un contributo di Norberto Bobbio, la postfazione di Romano Prodi e l'intervista a Spinelli di Sonia Schmidt.

Cinema e desiderio nel racconto di Ado Kyrou.

Di nessuna attinenza con le collezioni di una biblioteca di discipline economiche, dallo scaffale "I" fa capolino un saggio che indaga il legame tra il cinema e la rappresentazione dell'amore e dell'erotismo. Pubblicato nel 1957 (questa è la prima edizione), il libro racconta la predilezione del cinema (e di Kyrou) per i temi legati al desiderio, alla passione e all'intimità, con uno sguardo particolare alle evoluzioni estetiche e culturali dei film dell'epoca. Kyrou, noto per il suo interesse per il surrealismo e il cinema, esamina come le immagini cinematografiche abbiano influenzato la percezione della sessualità e del corpo umano, discutendo anche della censura e dei tabù sociali che hanno accompagnato la rappresentazione dell'erotismo sul grande schermo.
Ado Kyrou (1922-1985) è stato un intellettuale e critico cinematografico francese. Appartenente al movimento surrealista, ha esplorato la sessualità e il desiderio attraverso la lente psicoanalitica ma con un approccio personale. Ha avuto un'importante carriera come scrittore e critico, collaborando con riviste d'avanguardia e influenzando la critica cinematografica francese del dopoguerra.