Enzo Zacchiroli

La storia della sede

La Biblioteca “Walter Bigiavi” ha sede in uno degli edifici più significativi dell’architettura contemporanea a Bologna, opera dell’architetto Enzo Zacchiroli.

Enzo Zacchiroli fu tra i protagonisti della stagione che, nel dopoguerra, ridisegnò la fisionomia di Bologna, guidato dalla convinzione (di figlio del Movimento Moderno) che in essa gli edifici più moderni potessero convivere con le torri medievali e le facciate “rosso Bologna”.
La sua opera più rappresentativa, che lo associa allo skyline della città, sono probabilmente le Torri di via Zago, oltre alla sede dell’Associazione Industriali (1964), all’Hotel Carlton (1973) e ai grandi ospedali di Bologna a partire dal Malpighi, progettato tra il 1969 e il 1972.

Appena laureato a Firenze, gli fu commissionata la costruzione del Johns Hopkins Bologna Center che, realizzato tra il 1959 e il 1960, gli diede l’occasione di entrare in contatto con i maestri attivi in quell’epoca negli U.S.A. e con Alvar Aalto, divenuto la sua figura-guida.
Il Johns Hopkins colpì così favorevolmente Paolo Fortunati e Walter Bigiavi da indurli a commissionare al giovane architetto le nuove sedi dell’Istituto di Statistica e della Biblioteca della Facoltà di Economia e Commercio, allora sita in Piazza Scaravilli.

Il sito prescelto era una zona completamente rasa al suolo dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e collocata in un contesto antico, quello dell’area compresa tra via Belle Arti e Piazza Scaravilli e adiacente a via Zamboni – un’area che fin dal XVIII sec. è venuta via via acquistando il ruolo di polo culturale di Bologna.
Zacchiroli accettò l’incarico a patto di poter progettare la nuova costruzione in chiave risolutamente contemporanea, naturalmente tenendo conto dell’ambiente circostante: l’edificio, forte ed essenziale, enuncia la dignità del cemento scabro in pieno centro storico e al tempo stesso, soprattutto nella facciata quasi priva di aperture, richiama le ampie superfici murarie del teatro Comunale e del muro del Guasto dei Bentivoglio, mentre le superfici vetrate delle sale di lettura contrappuntano quelle della Torre della Specola.

L’edificio è organizzato in modo tale da separare in modo netto le zone destinate alla lettura e consultazione da quelle utilizzate come archivio e/o deposito: le prime, esposte a sud, sono acusticamente protette, affacciandosi sulle strade laterali; le seconde si presentano all’esterno quasi completamente chiuse.
La luce gioca un ruolo essenziale: al pian terreno e al primo piano quella proveniente dal piccolo giardino; al secondo piano - che ospita la sala più ampia, a doppia altezza – la luce delle vetrate e quella spiovente dal tetto dell’edificio, raccolta da un suggestivo lucernario; al quarto quella che scende dai grandi oblò incastonati nel soffitti, nella sezione più bassa, e quella che inonda l’altissimo shed, esposto a nord.

Riferimenti bibliografici
Bruno Zevi, Committenti coraggiosi, l’Espresso, n. 39, 26 settembre 1976, pp. 67-68
R. Pedio, Rapporto dal laboratorio di Enzo Zacchiroli: Università di Bologna: 1. Biblioteca di Economia e Istituto di Statistica 2. Case nel parco Ghigi sulla collina bolognese, "L'Architettura cronache e storia", n. 256, febbraio 1977, pp. 560-576
Giovanni Klaus Koenig, Enzo Zacchiroli: il mestiere full-time, Bari, Dedalo, 1980 (pp. 64-74)
Luigi Bartolomei, Enzo Zacchiroli, Il Giornale dell'Architettura, n. 83, aprile 2010